Blankenberge non scintilla. Tira. Lenta, salata, inevitabile. Come lei.
L’ho incontrata al confine del molo — capelli sciolti nel vento marino, cappotto stretto, viso inclinato verso un cielo che non decideva se piovere. Non sembrava in attesa. Sembrava appartenere all’oceano.
Non ha mai detto di essere una compagna in Belgio. Ha detto: “Non vendo notti. Offro un luogo dove puoi smettere di nuotare contro te stesso.”
Il suo appartamento dava sulla spiaggia. Niente tende. Niente decorazioni. Solo finestre, e il suono infinito dell’acqua che smetti di notare una volta che ti entra nel sangue.
Il massaggio non calmava. Si dispiegava. Mani lente, salde, che trovavano i punti che avevo corazzato senza saperlo. Non toccava per eccitare — toccava per ricordare: sei ancora qui.
Si è spogliata dandomi le spalle. Non timida. Non teatrale. Solo necessario. Il suo striptease era come la bassa marea — riportava alla vista tutto ciò che era nascosto.
Le belle ragazze di Blankenberge non accendono fuochi. Diventano la corrente contro cui smetti di lottare.
E le ragazze costose qui? Non ti tolgono il fiato. Te lo restituiscono — più pesante, reale, tuo.
Vuoi incontrare una ragazza a Blankenberge? Vieni quando il cielo è grigio. Quando sei stanco di forzare tutto ad avere senso. Lei sarà lì. Silenziosa. Certa. E se ti lascia restare — andrai via sapendo perché alcune tempeste non devono passare.


